Orgoglio e pregiudizio e NOLAN BUSHNELL #2 – Da Pizza Time Theatre ad ANDROBOT

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Prendete il dizionario e cercate la definizione di ” Come finire una stagione col botto e iniziare un’altra cosa che sta a metà “.
Se il vostro dizionario è aggiornato troverete scritto: ” Simone Guidi fa gli episodi di ExtraTeca dedicati a Nolan Bushnell”.
Beh. Diciamo che alla fine m’è ritornata la voglia e vengo nuovamente a parlarvi di quel personaggio che mi sta particolarmente a cuore, perché come saprà chi mi segue da più tempo, il podcast sulla storia di Atari dedicato alla presidenza Bushnell è il secondo che abbia mai fatto in vita mia più di quatto anni fa.
Adesso Nolan non è esattamente il più attivo dei personaggi – o è invecchiato, o qualcuno lo droga pesantemente di bromuro a sua insaputa – ma in passato ne ha combinate di belle almeno fino alla seconda metà degli anni ’80. Perciò, adesso pulitevi le lenti e niente spoiler. Leggete di quando Nolan Bushnell passò dalle stelle di Pizza Time Theatre alle stalle di Pizza Time Theatre mettendoci di mezzo Catalyst e Sente.
Sigla.

 

Siamo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, e Nolan Bushnell ha lasciato Atari per dedicarsi anima e corpo al suo nuovo business: Pizza Time Theatre. Sebbene tutto quello che accade nei parchi a tema Disney sia una diretta ispirazione, i ristoranti Pizza Time Theater di Bushnell assomigliano più a dei casinò di Las Vegas per minorenni. Nel tipico ristorante Pizza Time le famiglie si siedono a tavoli coperti da tovaglie da picnic ( quelle a scacchi bianchi e rossi ) e divorano pizza mentre un cast di personaggi robotici, guidati dal capo ratto Chuck E. Cheese, eseguono routine di cabaret basate su canzoni e dialoghi originali. La musica è scandita da ronzii e suoni elettronici che provengono dalla ” Fantasy Forest Game Preserve”, ovvero una grande area giochi zeppa di cabinati arcade, flipper e giochi per bambini. La maggior parte dei ristoranti ospita anche uno stand di merchandising, dove magliette e giocattoli vengono venduti ai clienti.
Chi mai avrà creato un modello commerciale del genere, secondo voi? Mah?
Tuttavia, per quanto Bushnell sia indubbiamente affascinato dal successo di Disney, non segue pedissequamente la formula Disney.
Pizza Time Theatre conserva sempre l’atmosfera di un luna park estivo, cacofonico e illuminato da mille neon. Si può dire che laddove Disney spinge sul pedale dell’innocenza, Bushnell tenta malamente di fare lo stesso non perdendo mai quel sottotono da piazzista imbonitore a lui tanto caro.
Questo non significa che gli affari vadano male, anzi. Gli imbonitori dei Luna Park, con il loro sigari e qualche inquietante tatuaggio che spunta da sotto un risvolto della camicia non hanno mai impedito ai bambini di affollare le giostre trascinandosi dietro i propri genitori, e la stessa cosa sta accadendo con i ristoranti Pizza Time Theatre.
Chuck E. Cheese a parte, il clamoroso successo dei primi ristoranti è sicuramente dovuto alla grande popolarità del settore dei videogiochi in quel preciso momento storico, settore che Bushnell aveva praticamente creato dal nulla appena un decennio prima.
Ora, con i videogiochi che stanno diventando un’industria da 8 miliardi di dollari l’anno, il numero di ristoranti Pizza Time è cresciuto più di dodici volte, da 7 a 88 in due anni. Circa la metà sono proprietà dell’azienda, il resto in franchising. Nell’aprile del 1981, poi, Pizza Time Theatre entra in borsa, emettendo e vendendo più di un milione di azioni a 15 paperdollari l’una. Nel giro di un anno, la catena cresce fino a 204 punti vendita in 35 stati e tre paesi stranieri, e il prezzo del titolo azionario raddoppia.

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La foto di un imprenditore pienamente realizzato

In qualità di presidente del consiglio di amministrazione e proprietario di una notevole fetta di azionariato di Pizza Time Theatre, Nolan Bushnell è adesso uno degli uomini più ricchi della Silicon Valley. Ben consapevole di ciò, a Nolan non sarebbe rimasto altro da fare che sedersi sulla riva di una spiaggia caraibica leggendo i propri estratti conto ma: ehi! Siamo negli anni ’80, baby! Non è tempo per rilassarsi, soprattutto quando ci sono di mezzo prototipi umani tipo Nolan Bushnell, ed ecco, infatti, che all’orizzonte si intravede una nuova prospettiva.
Da qualche anno, ormai, Nolan carezza il sogno di costruire e commercializzare robot, ma non è mai riuscito a tradurre questa fantasia in un solido business. Nell’autunno di quell’anno, però, (siamo nel 1981) un gruppo di ex ingegneri Atari lo avvicina e gli propone di finanziare un’azienda in grado di produrre, guarda caso, proprio robot.
Il gruppo è guidato da Walter Hammeken, che ha già lavorato come dirigente in diverse società della Silicon Valley, e include anche Jack Larson, un dipendente chiave di Atari che Bushnell ben conosce. Hanno molto entusiasmo, ma niente soldi. Bushnell ha entrambe le cose e accetta di formare una società con loro, trovare degli investitori e pagare gli stipendi degli ingegneri mentre studia un efficace piano di marketing.
Androbot Inc., così viene chiamata la società, e Bushnell ci tiene molto. Anche a Pizza Time Theatre tiene, certo, ma è ormai avviata al successo e procede col pilota automatico, non occorre più dedicargli troppa attenzione, e per questo richiama Joe Keenan da Atari per offrirgli la carica di presidente. Che se ne occupi lui dei ristoranti mentre Bushnell pensa a robotizzare il pianeta.
Il fatto è che adesso Nolan ha bisogno di una nuova sfida e Androbot pare fornirgliela. Ma, dopotutto, si chiese anche perché dovrebbe lavorare con una sola azienda alla volta. Le sue dirompenti aspirazioni potrebbero richiedere MOLTE aziende, raggiungere e insidiare colossi come Disney o Warner potrebbe richiedere molte imprese strettamente collegate fra loro. Inoltre, Androbot non è l’unica impresa della Silicon Valley in cerca di soldi, si potrebbe capitalizzare anche su questo.
Così, alla fine del 1981, Bushnell forma una nuova società che chiama Catalyst Technologies. È una delle idee imprenditoriali più innovative mai viste nella Silicon Valley. Non è il primo incubatore della storia, certo, ma lo è sicuramente nella Valley.

 

Catalyst è concepita come una holding protettiva che alla fine non produce nessun tipo di bene, nessun tipo di articolo fisico se non piccole imprese di alta tecnologia. All’inizio del 1982, comincia a fornire un ampio sostegno a numerose start-up. Inizialmente il supporto consiste nel dare loro un capitale iniziale, dei piani aziendali, gli uffici, la contabilità e altri servizi operativi. Più tardi, quando le società “catalizzate” sarebbero state pronte ad andarsene muovendosi sulle proprie gambe, Catalyst avrebbe ottenuto un secondo guadagno vendendole ai pesci più grossi, ed essendo Bushnell l’amministratore delegato di TUTTE le imprese Catalyst, si sarebbe trovato nella posizione vantaggiosa di stabilirne anche il prezzo.
Androbot è la prima azienda registrata da Catalyst e la preferita di Bushnell. Percependo un finanziamento da 1 milione di dollari, si trasferisce nell’edificio Catalyst anche prima che l’impianto elettrico e di riscaldamento vengano collegati. Bushnell trascorre in Androbot molto tempo, consulta gli ingegneri e sviluppa un piano di marketing. È entusiasta della prospettiva di costruire personal robot e animali domestici meccanici che nei suoi intenti vorrebbe vendere a una cifra intorno a 1.500 / 2.000 dollari.
Ma l’idillio di Androbot con Bushnell non dura poi molto. Hammeken ha un’idea completamente diversa riguardo alla tipologia di robot da produrre: vuole costruire robot industriali, esclusivamente dedicati a singoli scopi basilari. Bushnell, invece, sogna la versione elettronica di un maggiordomo con il quale possano interagire grandi e piccini. Dopo una serie di gravi divergenze, Hammeken lascia bruscamente la compagnia lasciando a Bushnell il dominio incontrastato.
Così, al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas, nel gennaio 1983 molti dei visitatori si riuniscono allo stand di Androbot.
Lì, quel giorno, Nolan presenta una creatura elettronica alta quasi un metro di nome B.O.B. (Brain On Board) che cammina autonomamente, parla con gli ospiti e li segue in giro come fosse un bambino di tre anni. B.O.B. è il primo prototipo di Androbot. Quando Bushnell lo presenta di fronte a 200 giornalisti di tutto il mondo la reazione è elettrica, come se la fantascienza di cui tutti fantasticavano si fosse materializzata improvvisamente su quel palco a Las Vegas. Bushnell, ammirando la scena, si strofina la barba soddisfatto e dice: « Diventeremo la prossima Atari »

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Quando i dirigenti Androbot tornano in California, sono tutti di buon umore. Bushnell convoca un incontro per discutere su come procedere e dice ai suoi che vuole sviluppare 10 tipi di robot diversi nei successivi 12 mesi. Alcuni sarebbero dovuti essere intelligenti e mobili come B.O.B., altri meno sofisticati ma da collegare a un personal computer; altri ancora destinati al settore dell’istruzione. Bushnell redige anche un piano aziendale che comprende l’entrata di Androbot in borsa. La scelta è obbligata visto che c’è bisogno di 13 milioni di paperdollari per sviluppare tutto quel ben di Dio e la società non ha ancora venduto un solo robot.
Alla fine i dirigenti riescono a convincere Bushnell che già riuscire a sviluppare quattro modelli di robot sarebbe stato grasso che cola. Bushnell, da parte sua, è soddisfatto del compromesso e per nulla preoccupato del fatto che anche solo quattro nuovi robot siano già troppi. Il C.E.S. di Las Vegas ha dimostrato che c’è un enorme interesse per i robot di consumo, ma ancora niente ha dimostrato l’esistenza di un mercato vero e proprio. Questo Bushnell sembra non averlo compreso ma tutto ciò accade all’inizio del 1983, 11 mesi dopo il quadro della situazione sarebbe radicalmente cambiato.
つづく

Fonte: https://www.inc.com/magazine/19841001/136.html


Simone Guidi

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nella cultura pop anni 80/90. Atariano della prima ora, tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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